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    Articolo sul convegno Palermitano "Hi-gorà"

    "Hi-gorà, esplorazioni della mente multiculturale" è il titolo che come Associazione Asia Cultura abbiamo proposto per le tre giornate di convegno, durante le quali si sono impegnati e sono stati presenti tanti professionisti, studenti, curiosi. Le tematiche affrontate sono state parecchie e molto ricche di spunti di riflessione, interrogativi, informazioni, esattamente come tanti sono i contesti in cui ci muoviamo, a vario titolo, in questo tempo attuale definito "post-modernità".

    Numerose volte mi sono interrogata su come restituire una lettura di ciò che è accaduto, in attesa degli atti, e a fronte del fermento di incontri e idee immediatamente successivo ai lavori congressuali.
    Una possibile chiave di accesso potrebbe essere esattamente il tempo, uno spazio di sedimentazione di questioni importanti e strutturali, perché ciascuno di noi abita questo tempo e questo spazio, portando con sé tutta la complessità di poterlo leggere, interrogare, analizzare e, possibilmente, farci qualcosa di costruttivo.
    A distanza di quasi un mese provo quindi a mettere nero su bianco le mie riflessioni, in una narrazione che provi a raccontare cosa per me e per tutta l'Associazione Asia Cultura ha significato questo importante momento di riflessione.


    "Hi-gorà, esplorazioni della mente multiculturale" è la continuazione di un discorso in atto da anni, attraverso il nostro lavoro come giovane associazione composta da professionisti che operano a Palermo, in vari ambiti di intervento ma con uno sguardo comune ai fenomeni social, antropologici e culturali.
    Ma sarebbe limitante, proviamo ad allargare il campo.

     

     

    Negli ultimi anni, ciascuno di noi ha portato all'interno della nostra associazione vari vissuti, personali e professionali, al fine di scambiare idee e competenze per creare "qualcosa", e il "qualcosa" è stato un progetto, un laboratorio, una presentazione di un libro, la condivisione e la ricerca.
    Quel "qualcosa" aveva con sé anche la necessità dell'incontro, de "l'unione fa la forza", del tentativo di mettere insieme molteplicità che altrimenti faticano ad essere contenute e comprese da sole.
    E di queste molteplicità fanno parte i vari momenti di incontro che ciascuno di noi viveva nella realtà palermitana: laboratori, incontri, convegni, pensieri di altri colleghi che, come noi e spesso molto più concretamente, intessevano all'interno della trama comunitaria della nostra città.
    Mi riferisco a molti dei professionisti che hanno contribuito alla creazione e allo sviluppo di queste giornate attraverso il loro lavoro, in primis, un lavoro politico perché, in un tempo caratterizzati da una grande fatica a prendersi cura della Comunità, il lavoro non può che parlare alla Polis.


    Stringiamo di nuovo il campo, come se fosse una videocamera.
    Non posso scrivere di Hi-gorà senza guardare al precedente momento di incontro avvenuto ad ottobre scorso (2016), ossia le due giornate dal titolo "Dimensione sociale e psicologica dell'instabilità globale: l'era delle emergenze". Primo clic sulla funzione "pausa", pensato per provare a confrontarci.
    Un filo conduttore necessario, un po' per spiegare il senso, un po' per la possibilità di narrare una storia complessa, per affrontare un'azione di Resistenza in questo periodo di frammentazione.
    Alla domanda sul come far fronte alle varie complessità che ciascuno di noi incontra è emerso il bisogno di ascoltare cosa avessero da dire altri professionisti, di altre discipline. Proviamo a pensare, a immaginare uno spazio e un tempo condiviso in cui dialogare, coinvolgendo Psicologi e Psicoterapeuti, ma anche Economisti, Avvocati, Architetti e Psichiatri.
    Tutti concordano sulle "emergenze" della nostra era, sul pericolo che possano diventare "urgenze" in cui l'azione compulsiva possa depauperare il pensiero, la costruzione, la progettualità, aumentando quel senso di solitudine ineluttabile che paralizza.

    Abbiamo creato una cornice, affrontando numerosi aspetti della post-modernità, un primo momento di confronto che, in corso d'opera, ha definito una proposta di lettura dell'assetto sociale della globalizzazione, scendendo ad imbuto sulla clinica psicologica e psichiatrica delle persone.
    Caratteristica importante di queste due giornate è stato il grande spazio di confronto tra chi è intervenuto, come relatori ma anche come partecipanti, ai momenti di dibattito, conclusi con la promessa di un incontro annuale.
    Ma si sa, le domande ne aprono altre, e altre ancora.
    Globalizzazione, effetti sulle persone, nuove identità... e le nuove tecnologie?


    "Hi-gorà: esplorazioni della mente multiculturale" prende forma sette mesi dopo, cinque in anticipo sulla promessa che ci eravamo fatti.
    Perché il tempo corre molto velocemente e anche noi, per quanto proviamo a rallentare, abbiamo comunque tempi accelerati, perché le domande aperte hanno generato il bisogno di approfondire dei temi, perché il desiderio di incontro e confronto, una volta gustato, fa intravedere la possibile resistenza tanto agognata. Forse tutto questo, forse altro ancora.
    "Hi-gorà" è quindi una parola creata a partire da un sentire, non ancora definita, attualmente probabilmente non definibile.

    Viene da Agorà, la piazza greca, bacino di pensiero filosofico della nostra cultura, da affluenti ancora più antichi, multiculturali, multietnici, per chi ha curiosato nell'antropologia della migrazione.
    Ma Agorà significa spazio pubblico, luogo di ritrovo, luogo di incontro e di scambio, mercato, ha un suo tempo, un suo senso e dei suoi confini, abbastanza chiari, condivisi, riconoscibili.
    E se a questo aggiungiamo le piazze virtuali? Cosa accade quando questi confini, queste piazze non hanno più contorni così chiari, nitidi, riconoscibili? Quando piazze reali e piazze virtuali si intrecciano, nella vita e nell'immaginazione di generazioni sempre più distanti per senso ed esperienze, di etnie che si mescolano creando e incrementando processi di creolizzazione?
    Le società post-moderne ci pongono oggi davanti alla sfida della mente multiculturale, una mente "al plurale", aperta e flessibile, complessa e non definita né definibile. Prendendo a prestito la Nabucodonosor, non ci resta che navigare a vista, confrontandoci continuamente su quei piccoli territori che, di volta in volta, andiamo esplorando.

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    Percorso

    Dott.ssa Manuela Morello
    Psicologo Clinico, Psicoterapeuta Psicoanalitico, Etnopsicoanalista, Criminologo.

    Via Costantino Nigra 51, Palermo. | Tel 3202472422

    Partita I.V.A. 14121720300636954 
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